“In ultima analisi, noi contiamo qualcosa solo in virtù dell’essenza che incarniamo, e se non la realizziamo, la vita è sprecata”
C.G. Jung
Questa “essenza”, così come raccontata da Carl Gustav Jung, è il daimon: l’archetipo della vocazione dell’anima, un’immagine primaria che pulsa nell’essere umano richiamandolo ai suoi talenti e alla sua chiamata interiore.
Il filosofo Platone che, nel Mito di Er, narra di come l’anima, prima della nascita, scelga il proprio destino: un disegno da vivere sulla terra, un’immagine primordiale da seguire.
Per onorare questa scelta, le viene donato un genio tutelare che la possa guidare: il daimon. Questo compagno è partner solo dell’anima a cui è stato assegnato e ha la funzione di ricordarle il suo destino e di assicurarsi che venga realizzato.
Questo perché l’anima, una volta incarnata nel corpo, dimentica tutto ciò che è accaduto precedentemente e pensa di essere nata vuota. Grazie al daimon che le rimarrà accanto, la memoria della chiamata dell’anima non verrà dimenticata.
I noti psicoterapeuti C.G. Jung e da J. Hillman definiscono il daimon è un’entità autonoma che risiede nell’inconscio, una forza intelligente inspiegabile per la mente che, come una divinità interiore, avanza pretese e tormenta l’essere umano fino a quando questi non accetti di liberarlo.
Il daimon è quella forza interna che grida per ricordarci la motivazione per cui siamo al mondo, che ci costringe a buttarci nella vita con tutti i talenti e i doni, nonostante i traumi, le condizioni di vita e la crudele amnesia che abbiamo nei suoi confronti.
Tuttavia, spesso lo censuriamo e releghiamo in un angolo, sotto il peso dei condizionamenti familiari e sociali, degli impegni e della aspettative.
Se devo pensare a come guadagnarmi da vivere, alla casa, al lavoro, ai figli, alle bollette, al cane, al mal di denti, alla riunione di condominio etc. come posso dare retta al mio daimon quando mi chiede di cantare, ballare, disegnare, gridare, partire per un viaggio senza meta o fare follie?
Ma interrompere il dialogo con lui è come tagliare i ponti con la nostra anima, non possiamo essere felice senza.
Ecco perché l’ultima tappa del percorso “Fino alle radici” è dedicata alla comprensione e integrazione del Daimon, dei doni, dei talenti. Attraverso esercizi, pratiche spirituali e le costellazioni archetipiche torneremo in connessione con questa energia, ricevendone forza e ispirazione per nuova progettualità da portare nella nostra vita.
Il Daimon: doni, talenti e vocazione dell’anima è il nono e ultimo modulo del percorso in 9 tappe Fino alle radici.
A chi sente un bisogno personale ma anche spirituale di conoscersi e di manifestare i propri intenti di anima.
Dopo una pratica meditativa di apertura, l’incontro inizierà con un’introduzione teorica in cui ti forniremo strumenti pratici per conoscere e accettare la storia familiare, al fine di superare quegli schemi e modelli familiari che ci impediscono di vivere un’esistenza piena e creativa, imprigionandoci in schemi di pensiero e di comportamento ripetitivi.
A questa prima fase preparatoria, seguirà la parte esperienziale che prevede la messa in scena della Costellazione archetipica dei partecipanti che ne hanno fatto richiesta, i quali potranno chiedere chiarimento e comprensione su una tematica che gli sta a cuore e che vorrebbero migliorare, superare e sbloccare.
Attraverso il supporto degli altri partecipanti che, in connessione con il campo morfogenetico, rappresenteranno membri del sistema (ex. familiari, partner, datori di lavoro, colleghi etc.) o energie simboliche (ex. denaro, sessualità, eredità, creatività etc.) la costellazione mostrerà ciò che, a livello sistemico e inconsapevole, sta bloccando il protagonista.
Puoi scegliere di costellare il tuo caso oppure partecipare solo come rappresentante. Non sono ammessi uditori.
La quota partecipativa per ogni modulo è di 80 euro. Può essere corrisposta tramite bonifico, paypal o in contanti il giorno del seminario.
Si chiede la cortesia di versare un acconto di 30 euro in fase di prenotazione.
La prenotazione è obbligatoria e può essere effettuata attraverso questa pagina (o le pagine dei seminari) oppure scrivendo a info@destinarti.it o via whatsapp al 3492638727.
L’incontro si terrà a Roma, presso l’Associazione “Meditare in movimento”, Via Emanuele Tabarrini 5
Antropologa culturale, facilitatrice in Costellazioni Familiari e Psicogenealogia.
Laureata in Antropologia Culturale e Etnologia, si è formata in Italia e all’estero sui metodi delle Costellazioni Familiari di Bert Hellinger, la Psicogenealogia di Anne Ancelin Schutzenberger.
Ha svolto ricerche etnografiche e antropologiche in Centro America e Sudamerica sui temi della memoria familiare post-traumatica, incorporazione, violenza di genere e sciamanesiamo, in collaborazione con università italiane, messicane e argentine.
Posso partecipare come osservatore senza fare né la costellazione né il rappresentante?
No, non è possibile perché le costellazioni familiari non sono uno spettacolo ma un potente lavoro di gruppo, in cui ogni partecipante è coinvolto.
Qual è la differenza tra fare la propria costellazione e partecipare come rappresentante?
Ogni gruppo che si incontra per costellare, anche quando le persone che vi partecipano non si conoscono, è un puzzle in cui ogni pezzo si incastra perfettamente nell’altro.
Le persone si accorgono, sorprendentemente, di avere molto in comune: gli stessi nodi genealogici, le stesse tematiche su cui vogliono portare chiarezza e guarigione.
Ecco perché, quando una persona costella mette al servizio del gruppo un tema che, ad un livello sistemico profondo, riguarda tutti. A questo livello, più profondo di quello mentale, non c’è una netta differenza tra la propria costellazione e quella altrui. Ogni costellazione lavora sia sul “protagonista” sia sui “rappresentanti”, perché le tematiche sono in risonanza con l’intero gruppo. Man mano che la costellazione si svolge e i nodi si sciolgono, l’armonia e equilibrio vengono ripristinati per tutti.
Cosa devo portare?
Si consiglia abbigliamento comodo e calzini antiscivolo o doppi calzini, in quanto si lavorerà scalzi. E’ utile portare un quaderno. Chi lo desidera può portare pranzo al sacco.
Quali tipi di tematiche/blocchi posso costellare?
Qualunque situazione senti importante per te in questo momento può essere rappresentata in una costellazione familiare e vista ad un livello sistemico. Possono essere rilevanti tutte quelle tematiche/situazioni che continuano a ripetersi nella tua vita e/o all’interno delle generazioni.
Cos’è il percorso Fino alle radici?
E’ un percorso di gruppo in 9 tappe per comprendere e sciogliere i nodi che abbiamo ereditato dal nostro albero genealogico e permettere al nostro progetto interiore di manifestarsi.
Clicca qui per tutte le info.
Posso partecipare all’incontro anche se non svolgo tutto il percorso?
Sì. Ogni modulo del percorso è collegato ai precedenti e ai successivi ma è ideato in modo indipendente, per permettere la partecipazione anche a persone che non hanno frequentato tutti i seminari.